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mercoledì 30 ottobre 2013

Fenomenologia di un "pezzo di merda", di Fabio Frangella

Recensione de Il sindaco di Claudio Metallo

Il Sindaco, di Claudio Metallo
È corto, è diretto, non usa mezzi termini e descrive uno spaccato di realtà locale con lo sguardo lucido e cilindrico di un obiettivo. Un obiettivo per obiettivi multipli, una telecamera che altera ogni supporto su cui poi trasmette le proprie immagini, quasi a voler esortare il lettore ad una reazione che non si limiti alla mera constatazione riguardo lo status quo, ritratto nella cornice della polimorfa e amorfa vita politica del meridione italiano con particolare predilezione nei confronti dell’excursus calabrese. 
Le modalità di conduzione dell’azione politica calabrese, fino al momento appaiato con l’attualità, costituiscono l’ossatura del racconto “il Sindaco” scritto da Claudio Metallo, video reporter che oltre ai documenti multimediali riesce ad essere efficace anche con la scrittura che, in questo caso, gli ha fruttato il premio al concorso letterario Luce a Sud Est 2013
Assecondando lo stile rapsodico con il quale i vari atti della vita di Franco Parlante – il Sindaco – vengono scanditi, esce fuori un quadro disarmante riguardo non tanto i comportamenti di un uomo politico locale che lo stesso autore, citato da Antonio Lillo nella nota introduttiva, definisce un “pezzo di merda”; bensì emerge un contesto in correlazione con la natura maleodorante ed elementare del protagonista immaginato per il racconto. Un personaggio, a ben guardare, ben poco inventato perché simile alla mosca ronzante, fastidiosa, eterna e svolazzante su un panorama marrone. Un uomo passato e presente che, con buona pace dei sognatori, sarà probabilmente anche l’uomo “nuovo” del futuro. Un politico avvezzo all’uso di pratiche disumane e disumanizzanti che culminano nella collocazione ancestrale riservata al “fanalino di coda”, termine ormai simpaticamente accettato come fondamentale per la definizione della Calabria. 
Un racconto da leggere perché leggero e contemporaneamente denso di un’esperienza maturata “sul campo” da un autore che, nelle sue performances, ci mette la faccia. Una faccia che, se dovesse giungerne il consenso, la Testata renderà “comune” con la presentazione dell’autore.

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