Opera vincitrice del concorso Luce a Sud Est 2013, indetto da Pietre Vive e da G.Lan

Non riusciamo a trovarlo antipatico questo sindaco, pur essendo – come Metallo stesso lo ha definito in una conversazione privata – “un pezzo di merda”, non ce la si fa. Forse per il carattere tutto sommato sardonico, scaltro eppure cialtronesco e poi man mano patetico, che l’autore ha voluto attribuirgli, o forse per il fatto che in molti degli atteggiamenti adottati da Parlante fra le pagine del racconto possiamo ravvisare gli stessi limiti, le debolezze e le meschinità di molti dei nostri amministratori, spesso nostri amici, nostri vicini di casa. Parlante appunto, per tutti, specchio che ripete all’infinito, come un pappagallo a colori sgargianti, il risaputo.
Il tutto è narrato con una leggerezza di tono, spesso caricaturale, che rende la lettura assai godibile. In questo conta molto la visione di Metallo, documentarista di professione, come si può anche notare nel particolare taglio dato alla costruzione della storia, non lineare, ma registrata per salti temporali attraverso le varie campagne elettorali che Parlante ha da affrontare nella sua ascesa. Il risultato è il ritratto di un uomo che si trascina negli anni, di elezione in elezione, per riconfermare una posizione necessaria più a definire una sua identità che a fare il bene della cittadinanza. Metallo ci fa rivivere, così, l’inutilità di un’esistenza tutta votata a un’idea scorretta di politica, povera nei contenuti come nei risultati perché povera è l’esistenza di chi la fa: un uomo solo, che ha scelto la via del potere per spiccare il volo, senza mai realmente sollevarsi da terra.
(dalla nota introduttiva)
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