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lunedì 12 agosto 2013

Lettera e rame, di Antonio Lillo

Opera di Gianmaria Giannetti

















Claudia,
sono le tre del mattino e non mi riesce di fare nient’altro
che disturbarti con la mia lettera-poesia che mai verrà inviata
che dunque non ha data. Non ti serve.
Osservo i moscerini annegare sul fondo del bicchiere.
Penso al giorno in cui mi hai dato del figlio di mamma.
Penso al dolce amore degli uomini, il film.
Parla di un poeta che vive come me la sua grande vacanza.
Che come me si è perso in un bidone.
Di giorno osservo mio fratello annaffiare il giardino
suonare il piano. Cercare il litigio. Lui si dà dei compiti
che nemmeno considero. Per occupare il tempo
in fondo tutto è lecito. C’è gente che pubblica libri.
Altri che li scrive soltanto. E non si sa chi passerà
alla storia. Ma per te tutto questo non conta.
Vuoi solo sbatterti in giro. Giocare a tennis.
E qualcuno vince e qualcuno muore. Ci dice il film.
Nei miei pensieri ti ho offerto rose macchiate di rame.
Un Viva l’Italia, a te tedesca d’adozione, senza ripensamenti.
E una canzone scritta più di trent’anni fa su di una pista di coca.
Un idillio romantico ti ho offerto, appositamente
per l’anniversario della tua fuga. Non preoccuparti
o meglio: non ti preoccupi, lo so. Ora sono molto più felice.
Ora sono in pace. Dunque buon riposo, amore mio.
Una buona morte a tutti e due.

(poesia tratta da Dal Confino, collana iCentoLillo)

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