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venerdì 5 luglio 2013

Murgia muore, di Vincenzo Cervellera

Murgia Muore di Vincenzo Cervellera
[...] È un po’ di tempo che avevamo il sogno di pubblicare un libro di Enzo Cervellera, come tutti lo conoscono, o Vincenzo, come ci tiene a firmarsi. E questo per vari motivi. Il primo fra tutti per la volontà, forse egoistica, di fermare alcune delle tante cose che Enzo ha scritto negli anni, alcune splendide, pungenti, soprattutto quando figlie della brevità di cui Enzo, da buon giornalista, è maestro; altre intrise di urgenza poetica, di un’amarezza che spesso sconfina con la rassegnazione per l’irrimediabilità dei danni del tempo, o con la malinconia per le occasioni perdute; altre ancora invece più svagate, come aneddoti caduti lì, oggetti ritrovati nella memoria e subito dopo lasciati andare a caso sulla carta, senza più curarsi del loro destino. In questo Enzo, pur in tanta prodigalità creativa, è sempre stato negligente: non conserva o conserva male, perde, ritrova, perde ancora, con una serenità che ad alcuni, me compreso, fa invidia.
Un altro motivo riguarda il debito di riconoscenza che gli va attribuito, come appassionato animatore culturale della Valle d’Itria. Per anni, Enzo si è speso con tutto se stesso per il territorio, come divulgatore su varie riviste, e come insegnante in uno degli istituti più importanti per la crescita, anche economica, del Mezzogiorno, l’Istituto Tecnico Agrario Basile-Caramia. Spesso questo debito non viene messo abbastanza in luce, in virtù del fatto che Enzo, a differenza di altri, non è andato via a “fare carriera”, ma è rimasto in zona, a rimboccarsi a modo suo le maniche. Fuga mancata che una volta, con me, ebbe a rimpiangere. Eppure, c’è tanto affetto nei suoi scritti, per questa valle di dolore e bellezza, da dubitare che avrebbe mai potuto lasciarla.
Così, volendo tirare le fila di questo discorso, Murgia muore, che già dal titolo appare opera venata di romanticismo e malinconia tutta pavesiana, è l’opera discreta di un uomo discreto – e fondamentalmente timido –, che ha ricoperto con grande dignità un ruolo di primo piano nella vita culturale della Valle, appena una macchiolina sul mappamondo, e proprio per questo interrogandosi costantemente sul senso di quel ruolo e, per estensione, della propria vita, riflessa nei piccoli ritratti e nei ricordi qui collezionati. [...]

(dalla nota introduttiva al volume)

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