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domenica 31 agosto 2014

Rivelazione: la recensione di Temperamente

Copertina di Raffaele Fiorella
Una sottile linea nera su sfondo bianco in copertina tratteggia un volto di profilo, che è anche un enorme orecchio in attesa di ascoltare quella Rivelazione promessagli nel titolo. Ed è ciò che si spera sfogliando le pagine spesse della quarta raccolta di Antonio Lillo, pronto a disattendere le aspettative del lettore: chiuso il libello, non solo il mistero della vita resta tale, ma vi si aggiunge una certa dose di dolorosa consapevolezza.
Attenzione, però: i testi di Rivelazione non pulsano di desolazione e sconforto. Ciascun racconto breve e ciascuna poesia della raccolta si fanno diario intimo e al contempo universale della parabola dell’esistenza. Il soggetto poetante dispone di una materia tagliente e morbida, che modella nei raccontini per offrire uno scorcio, un angolo visuale e indurre a leggere quel frammento della vita dell’uno in riferimento alla storia del genere umano tutto, del mondo.
Che il fil rouge dell’intera raccolta sia lo stesso poeta lo si capisce già da Quasi 40, il testo incipitario: una sorta di carta d’identità che fornisce tutte le chiavi di lettura di Rivelazione. Comincia così un viaggio nella memoria genetica del poeta, annunciato proprio dal racconto sopracitato: «Barba e capelli, a ripensarci, li portavo così per un motivo. [...] volevo assolutamente non assomigliare ai miei, a mio padre, a mio nonno, non ereditare le loro debolezze, le loro fisse, la riservatezza che si sfalda in risata se sono in imbarazzo. Più crescevo, invece, e più gli assomigliavo». Nonno, padre, figlio: questo è Rivelazione, un dialogo costante con il passato, con chi ci ha generato, con la malattia che annienta l’uomo e rinsalda i legami, e costringe il nipote a diventare padre di suo nonno, ad accudirlo come fosse un bambino anche dopo il trapasso: «allora ha preso coraggio e mi è venuto in braccio. Il mio nonno bambino ha poggiato la testa sul mio petto e si è lasciato cullare a lungo, fino a russare lievemente e a farsi così la prima dormita della sua morte da un anno a questa parte».

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