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Copertina di Pierpaolo Miccolis |
Il lettore accanito di “Chi” potrebbe però dirmi: «La fai facile tu a parlare di spirito che sei laureato in filosofia e fai il professore di mestiere: lo spirito è un concetto troppo difficile da capire per me. Io sono in questo ambito un principiante». A questo lettore, che si sente un principiante, risponderei così:
«Caro lettore di “Chi”,
nella lingua italiana ci sono alcune parole a cui immediatamente si associa un significato svalutativo: principiante è una di queste. Con tale termine si definisce “chi è alle prime armi nell’apprendimento di un’arte o un mestiere, per lo più spregiativamente” (Dizionario della lingua italiana, Devoto-Oli) ed è sinonimo di esordiente, pivello, novellino; figure a cui si oppongono quelle di esperto, veterano, maestro. Quando si utilizza il termine principiante opera quindi inconsciamente una presa di distanza rispetto a colui a cui ci si riferisce, ritenendolo ai gradini più bassi di una presunta scala di valutazione oggettiva. Ma a ben vedere in questa parola abita una dignità fuori dal comune.
Potremmo tradurre la parola principiante come essente-presso-i-principii, quindi il principiante sarebbe colui che si trova presso i principii - gli elementi primi - di un’arte, di un mestiere o di una conoscenza. Da una parte egli si trova lì gettato perché non potrebbe trovarsi altrove: il principiante non ha passato e quindi il tempo per lui ha una sola dimensione, la contemporaneità. Ma questa contemporaneità può essere solo con qualcosa che, come lui, è all’inizio e questi sono i principii. D’altra parte, siccome il principiante ha a che fare solo con questi principii, ne diventa familiare ed addirittura esperto. Quindi il principiante nella ricerca dello spirito sarebbe colui che col suo sguardo intravede quello spazio iniziale in cui si realizza la conoscenza profonda dello spirito. Al professionista invece questo spazio è precluso perché si trova già troppo oltre: ha un passato (di studi, letture, idee) che non gli permette di essere all’inizio e senza pregiudizi come il principiante.
Per cui, mio caro lettore di “Chi”, se ti senti davvero un principiante, allora sei l’unico che può cogliere lo spirito.»
«Caro lettore di “Chi”,
nella lingua italiana ci sono alcune parole a cui immediatamente si associa un significato svalutativo: principiante è una di queste. Con tale termine si definisce “chi è alle prime armi nell’apprendimento di un’arte o un mestiere, per lo più spregiativamente” (Dizionario della lingua italiana, Devoto-Oli) ed è sinonimo di esordiente, pivello, novellino; figure a cui si oppongono quelle di esperto, veterano, maestro. Quando si utilizza il termine principiante opera quindi inconsciamente una presa di distanza rispetto a colui a cui ci si riferisce, ritenendolo ai gradini più bassi di una presunta scala di valutazione oggettiva. Ma a ben vedere in questa parola abita una dignità fuori dal comune.
Potremmo tradurre la parola principiante come essente-presso-i-principii, quindi il principiante sarebbe colui che si trova presso i principii - gli elementi primi - di un’arte, di un mestiere o di una conoscenza. Da una parte egli si trova lì gettato perché non potrebbe trovarsi altrove: il principiante non ha passato e quindi il tempo per lui ha una sola dimensione, la contemporaneità. Ma questa contemporaneità può essere solo con qualcosa che, come lui, è all’inizio e questi sono i principii. D’altra parte, siccome il principiante ha a che fare solo con questi principii, ne diventa familiare ed addirittura esperto. Quindi il principiante nella ricerca dello spirito sarebbe colui che col suo sguardo intravede quello spazio iniziale in cui si realizza la conoscenza profonda dello spirito. Al professionista invece questo spazio è precluso perché si trova già troppo oltre: ha un passato (di studi, letture, idee) che non gli permette di essere all’inizio e senza pregiudizi come il principiante.
Per cui, mio caro lettore di “Chi”, se ti senti davvero un principiante, allora sei l’unico che può cogliere lo spirito.»
[Teodoro Custodero, Pensieri superflui sullo spirito ai tempi di Facebook, Pietre Vive Editore, 2015]
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