Dal confino, di Antonio Lillo |
Alcuni giorni fa ho presentato in questo spazio le poesie di Sergio Pasquandrea. Oggi voglio proporre i testi di un amico di Sergio e mio, Antonio Lillo, tratti da Dal confino (Edizioni Pietre vive 2013). Ho conosciuto Antonio ad Arta Poesia questa estate, e ho avuto il piacere di trascorrere un po’ di tempo con lui in automobile da Arta (Ud) a Maniago (Pn) chiacchierando del più e del meno. Antonio è uno di quei ragazzi che sono un po’ alieni a prescindere, un po’ estranei a tutto. Quasi una cosa fuori posto che non sa cosa ci sta a fare. D’altronde è lui stesso in una poesia a dire all’incapace che in vita / mi sono dimostrato.
Ci sono molti modi d’essere alieni, d’essere estranei. Ci sono gli esiliati, gli emigrati, poi ci sono gli anatroccoli grigi in uno stagno di anatroccoli bianchi. E questi diversi sono in fondo i poeti. C’è però da fare un’ulteriore distinzione tra anatroccoli grigi e anatroccoli grigi. Ci sono quelli (credo, come mi sento io) che pur avvertendosi estranei al mondo circostante, fuori luogo, mai bastanti, cercano con tutte le loro forze di entrare nelle maglie della realtà e delle persone. Cercano di farvi parte, di dare qualcosa di positivo che li identifichi, talvolta dando qualcosa di negativo che ne aumenta l’estraneità. Poi ci sono quelli (come Antonio) a cui invece evidentemente non interessa far parte del gregge, del mondo. Anatroccoli grigi che se ne stanno a lato dello stagno osservando con occhi sbarrati (per la disperazione, per il divertimento, per l’ironia o per il ricordo) gli altri anatroccoli affannarsi su e giù. Talvolta avvicinando un anatroccolo femmina chiedendole un pezzo d’appartenenza, che chiama amore.
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