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sabato 9 maggio 2015

Isola: dalla prefazione di Marco Montanaro

Copertina di Daniele Donatiello
[...] Ad ogni modo, la storia di Giona ce la raccontiamo da millenni. Tutti noi siamo finiti nella pancia del pesce (non certo del mammifero) almeno una volta nella vita. Ce la raccontiamo perché serve a spiegarci quanto di umano c’era nel lasciarsi mangiare e quanto di umano, ancora, siamo riusciti a conservare in quella gita verso Ninive; quanto di umano c’è ancora in quell’isola, e nei comportamenti più miserabili che in essa vedono la luce, in quell’isola che è l’allegoria di un posto che noi tutti conosciamo bene. Un posto che vive una tragedia reale, e che i lettori del racconto di Domenico non faticheranno a riconoscere. Il fatto è che da quella tragedia si alza forse un canto, certamente un racconto: per poterla dire. In questo consiste la grandiosità e la miseria della letteratura: elevare un canto mentre marcisce la carne. Non sempre è un atto nobile e del resto non ce lo ha certo ordinato il medico, come si suol dire. Ma qualcuno ci prova, e il dolore, il piacere o molto più banalmente la fatica e il divertimento (dell’autore e del lettore) che ne conseguono noi non li conosciamo, fanno parte di quel mistero irriducibile che forse, più di ogni altra cosa, connota e definisce il gorgo in cui tutti siamo immersi, l’oceano in cui nuotiamo.

(da Isola, di Domenico Maggipinto)

sabato 25 aprile 2015

Isola: un frammento

Copertina di Daniele Donatiello

[...] Il tempo custodisce lo spirito, che non è di sale ma di carne, e mai alla carne ci si prostra quando si pronuncia il verbo, ma al sale, che corrode la carne e mette sete, una sete senza fine, che nessun oceano potrà mai lenire. Ecco allora come il verbo, che non si è mai fatto carne, riposa come un demone lontano e oltraggioso, che non sorregge i propri figli, ma li giudica sino a maledire la loro terra, l’unica madre che conoscono. È così che quella madre abbandonata finisce per concepire il verbo salato dell’isola, che si fa carne, soffre la loro pena e avvelena il mare, di sale.

(Isola, di Domenico Maggipinto)

martedì 14 ottobre 2014

Luce a Sud Est: il vincitore

Domenico Maggipinto
È Domenico Maggipinto, con il romanzo Isola il vincitore della II edizione del concorso di scrittura sociale Luce a Sud Est, promosso dalle associazioni Pietre Vive e Il Tre Ruote Ebbro con il patrocinio della Regione Puglia - Assessorato alle Politiche Giovanili.
Il concorso è teso a promuovere un principio di editoria etica, che possa agevolare l’accesso alla pubblicazione di giovani scrittori impegnati su tematiche sociali. Solidarietà, volontariato, lavoro, integrazione, finanza etica, ambiente, scuola: questi e altri sono i temi proposti, con un taglio non solo critico, ma anche di analisi o di proposta, per incentivare l’educazione alla legalità, utilizzando la scrittura come mezzo per diffondere una nuova lettura attenta e trasversale del Paese.
Unanime il giudizio della giuria, presieduta dallo scrittore Francesco Dezio, e composta dagli scrittori Marco Montanaro e Antonio Lillo e, in rappresentanza delle due associazioni, da Luca Gianfrate e Annalisa Adobati. Domenico Maggipinto è nato a Noci nel 1984, e vive a Putignano, dove gestisce uno spazio di coworking per la creazioni di laboratori ed eventi legati culturali.
Isola, dichiaratamente ispirato alla situazione di Taranto, ma arricchito di una lunga serie di metafore bibliche, sarà dunque, la sua prima pubblicazione. Questa la descrizione del romanzo, nelle parole dello scrittore: “Isola è un racconto che parla di una terra abbandonata e senza approdi, circondata da un mare senza ponti e senza navi. Dentro quest’isola un’umanità anch’essa abbandonata viene rappresentata come fosse un vascello alla deriva, attraverso uno stile che prende spunto dalla Bibbia. Giona infatti, il protagonista del racconto, rivive la sua avventura con nuovi (falsi) dei e una ricerca casuale e distratta di libertà a cui però nessuno sa dare ali: non i suoi conterranei ridotti a un degrado inumano, non il sale metafora di una mafia corrosiva, né tantomeno il lontano, inaccessibile continente ed il suo famoso giornalista, acclamato come eroe della legalità, ma che a conti fatti proclama una retorica che non accoglie l’umanità e la sofferenza intima degli isolani”.