Scena tratta da La Cinquième Saison |
Ho un ricordo affettuoso di Tommasino, proprietario della Masseria Nardelli, di quando, io ancora ragazzo, lo andavo a trovare in bicicletta. Mio nonno aveva un trullo vicino alla masseria, affacciato sul bosco di Caramia e, in fondo, lo scorcio mozzafiato di Locorotondo. Tommasino mi chiedeva a bruciapelo: “Vuoi una gallina o le uova?”. “Tutt’e due”, rispondevo spavaldo. Ed ecco l’inseguimento alle galline libere nell’aia. Le oche, sapendo che erano salve, se ne stavano tranquille. I capponi non intendevano scappare, poiché non era tempo di triddo. I conigli, non vedendo fucili, erano sereni. Il pavone superbo mostrava la sua ruota policroma. Così Tommasino catturava una gallina rossastra. Zac, un colpo al collo, e addio gallina. Guardate gli occhi di una gallina che muore, sono dolcissimi e ricchi di pietà. Perché? Mia moglie Rosangela, che legge in diretta le mie note, mi chiede: “E l’amore?”. Giusto. I latini col termine amor, indicavano la simpatia, il desiderio. Flagrare amore alicuius (essere ardentemente innamorati di qualcuno). Catullo, grande poeta dell’amore, amava anche i pennuti. “E voi piangete, Veneri e amori, morto è il passero della mia fanciulla”. La bella Clodia, moglie altrui. Al tempo delle galline e delle uova di Tommasino la società e la politica erano molto più semplici. Democristiani i più, comunisti i meno, qualunquisti la maggioranza. “Pensa ai cazzi tuoi”, raccomandava il padre al figlio minimamente politicizzato. E, oggi, le cose sono cambiate? Le galline e le uova le trovi esposte al supermercato. Tommasino non c’è più. Solo il qualunquismo rimane intatto.
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