Fuori fuoco di Mimmo Pastore |
Fuori fuoco è il racconto frammentario di un’esistenza, che assume la forma episodica di piccoli quadri poetici e prosaici.
Mimmo Pastore, in questa rappresentazione a volte reale a volte fittizia, diventa M.: e si tratta di una riduzione all’essenziale, che per questo assume una sorta di assolutezza.
Ce lo spiega lui stesso, in uno dei racconti. M. può narrare sé stesso, costruire possibilità o evocare mancanze. Crea, insomma, un percorso organico e personale lungo una serie di singole situazioni o invenzioni.
E all’interno dell’intero lavoro, i cinque episodi di Fuori fuoco si prendono in qualche modo l’onere di tratteggiare la personalità dell'autore, di aiutarci a saperlo riconoscere dietro le poesie. Quelle iniziali, Le cure quotidiane, appunti fugaci nel vuoto che si vorrebbe riempito da lei; e quelle finali, Di un pastore errante, ammissioni intime o appelli solenni, spesso nella spontaneità del dialetto natio.
Pastore è locorotondese e vive a Motta di Livenza, città della morte di Italo Svevo, circostanza che ha del simbolico. La sua scrittura è un esercizio soprattutto personale, per fare i conti con le proprie esperienze, con le proprie inclinazioni, con le proprie debolezze.
La ricorrenza di Anna, e la presenza costante o passeggera di altre figure diventano la sponda su cui la personalità dell'autore si plasma. Le relazioni si fanno rivelazioni.
Lo stesso M., lo stesso io senza pretese, è quello che genera i chiarimenti personali, gli inventari di Prestiti e distanze, le descrizioni e i lavori sulle citazioni in Fate attenzione al vostro cuore.
La parola, in questa raccolta, si rivela come mezzo immediato e necessario, per spiegarsi con se stesso e con chi vi si avvicina.
È la “libertà della letteratura”, quella di cui l’autore si vergogna in epigrafe, a farlo esprimere; con l’indiscreta necessità di “trovare un barlume di senso in storie con la s minuscola”. In definitiva, Fuori fuoco è la manifestazione, dignitosa e riuscita, di questa libertà.
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