Domenico Maggipinto |
È Domenico Maggipinto, con il romanzo Isola il vincitore della II edizione del concorso di scrittura sociale Luce a Sud Est, promosso dalle associazioni Pietre Vive e Il Tre Ruote Ebbro con il patrocinio della Regione Puglia - Assessorato alle Politiche Giovanili.
Il concorso è teso a promuovere un principio di editoria etica, che possa agevolare l’accesso alla pubblicazione di giovani scrittori impegnati su tematiche sociali. Solidarietà, volontariato, lavoro, integrazione, finanza etica, ambiente, scuola: questi e altri sono i temi proposti, con un taglio non solo critico, ma anche di analisi o di proposta, per incentivare l’educazione alla legalità, utilizzando la scrittura come mezzo per diffondere una nuova lettura attenta e trasversale del Paese.
Unanime il giudizio della giuria, presieduta dallo scrittore Francesco Dezio, e composta dagli scrittori Marco Montanaro e Antonio Lillo e, in rappresentanza delle due associazioni, da Luca Gianfrate e Annalisa Adobati.
Domenico Maggipinto è nato a Noci nel 1984, e vive a Putignano, dove gestisce uno spazio di coworking per la creazioni di laboratori ed eventi legati culturali.
Isola, dichiaratamente ispirato alla situazione di Taranto, ma arricchito di una lunga serie di metafore bibliche, sarà dunque, la sua prima pubblicazione. Questa la descrizione del romanzo, nelle parole dello scrittore:
“Isola è un racconto che parla di una terra abbandonata e senza approdi, circondata da un mare senza ponti e senza navi. Dentro quest’isola un’umanità anch’essa abbandonata viene rappresentata come fosse un vascello alla deriva, attraverso uno stile che prende spunto dalla Bibbia. Giona infatti, il protagonista del racconto, rivive la sua avventura con nuovi (falsi) dei e una ricerca casuale e distratta di libertà a cui però nessuno sa dare ali: non i suoi conterranei ridotti a un degrado inumano, non il sale metafora di una mafia corrosiva, né tantomeno il lontano, inaccessibile continente ed il suo famoso giornalista, acclamato come eroe della legalità, ma che a conti fatti proclama una retorica che non accoglie l’umanità e la sofferenza intima degli isolani”.
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