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martedì 17 dicembre 2013

E impari a essere felice: Sergio Pasquandrea letto da Alessandro Canzian

Disegno di Sergio Pasquandrea
Ho conosciuto questo ragazzo poeta, Sergio Pasquandrea, attraverso un comune amico, Antonio Lillo (anche lui ottimo poeta), che a sua volta ho conosciuto in occasione di Arta Poesia, questa estate, ad Arta Terme di Udine (dove ho curato la manifestazione). Inutile citare tutta la serie di cause ed effetti che mi hanno portato a Sergio Pasquandrea, o meglio che hanno portato lui da me (è così gentile infatti da ribloggare ogni tanto le mie cosette). Per dirne solo una, tra i vari anelli della catena che si è formata da inizio agosto con Antonio Lillo fino alla scoperta delle poesie di Pasquandrea, c’è anche Erminio Alberti, vincitore a settembre di quest’anno del prestigiosissimo premio Camaiore-Proposta. Io, friulano. Erminio, siciliano. Antonio, pugliese. Pugliese come Pasquandrea.
Ma veniamo un po’ alle poesie di quest’ultimo. Fantastiche. Devo ammettere che solo un’altra volta alla lettura di certe poesie mi sono emozionato così tanto come nella lettura dei testi di Sergio (allora ricordo era la lettura della bozza de Le felicità di Guido Cupani, che poi ho pubblicato come Samuele Editore).
Sergio Pasquandrea sa stare meravigliosamente in bilico tra dramma, ironia, felicità, dissacrazione del male, leggerezza e intensità. Versi come la cura del dolore e i momenti di gioia / quelli soprattutto e ho riconosciuto la mia forma affiorare / dal miele nero delle tue pupille danno l’idea di tutta la forza enorme e controllata di queste poesie. Tese sottilissimamente a guardare la realtà, l’amore che spesso finisce, ma con la voglia di sorriderne anche se amaramente, per abbellire il dolore stesso in nome della bellezza di chi si è amata, dell’amore che si è provato, della poesia che si scrive per tutto questo.

[continua a leggere sul blog di Alessandro Canzian QUI]

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