Piombo di Francesco Santoro |
Piombo è il secondo libro di Francesco Santoro ed è anche il secondo volume uscito nella collana iCentoLillo di Pietre Vive. Il volume è stato illustrato da Chiara Gatto.
"L’immediata impressione che si ha leggendo i racconti brevissimi e spesso volutamente lapidari di Francesco Santoro è di una loro appartenenza a certa arte nordeuropea.
Vi è in essi, infatti, una forte carica espressionistica, visionaria in senso volutamente drammatico, in cui predomina una scrittura scarna, spigolosa e piena di contrasti, in cui il non detto non è più escamotage letterario quanto piuttosto assoluta necessità per la comprensione del mondo, avvertito dall’autore come un luogo spesso irrazionale e carico di violenza, che lui trasfigura nel surreale delle sue storie.
Eppure, la componente emozionale di tali storie non sta tanto nella loro tragicità o nella pacatezza con cui sembra accettare anche la crudeltà più estrema per quanto trasfigurata in atmosfere al limite della quotidianità, ma il particolare senso di stupore, quasi gioioso, che emerge chiaro fra le righe dei suoi racconti più riusciti. Lo stupore di chi non solo non nega il dolore ma, proprio perché lo riconosce come parte integrante e fondamentale della vita, si lancia in esso, alla sua scoperta avventurosa con lo stesso slancio che proverebbe per qualsiasi altra esperienza emotiva.
Il richiamo deciso ad atmosfere ed elementi naturalistici trasfigurati in chiave antropomorfica e quasi deistica completa il quadro di un autore che ha pochi confronti nel nostro panorama letterario, se non per alcuni “laterali” i quali, un po’ come lui, hanno condotto la propria ricerca in posizione defilata, al limitare del bosco.
Così, pur nella sua frammentarietà, quella di Santoro è, per sentimento, una raccolta assai compatta, per certi versi unica e dai sapori esoterici: è il piombo, infatti, che nell’alchimia antica si voleva trasmutare in oro attraverso la ricerca della pietra filosofale; e in cui rischia, però, di sfuggire l’elemento fortemente romantico e la sottile, meditativa, malinconia di certi passaggi che, più che agli ombrosi tramonti nordici, si rifanno piuttosto a certe atmosfere sospese nella luce del nostro mezzogiorno."
(dalla nota introduttiva)
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